LA RIABILITAZIONE POST LESIONE LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE DI GINOCCHIO
Negli ultimi anni, nel mondo sportivo professionistico, diversi atleti sono andati incontro a questo spiacevole infortunio: nella pallacanestro possiamo citare giocatori come Danilo Gallinari, Derrick Rose, Zach Lavine, Sergio Lull mentre nel mondo del calcio giocatori come Lorenzo Insigne, Claudio Marchisio, Nicolò Zaniolo. Questi citati sono solo alcuni dei giocatori che negli ultimi anni hanno subito questo tipo di infortunio al ginocchio, la lista completa, purtroppo, è abbastanza lunga. Ma che cos’è il Legamento Crociato Anteriore? E perché è così importante per il ginocchio? Il Legamento Crociato Anteriore (abbreviato LCA) è un fascicolo di tessuto connettivo denso, formato da un fascio anteromediale (AM) ed un fascio posterolaterale (PM), che si estende dall’area anteriore del piatto tibiale fino alla porzione postero-mediale del condilo femorale laterale, questo legamento solitamente è lungo dai 31 ai 38 mm e largo dai 10 ai 12 mm.
Rappresenta un importante elemento di stabilità per l’articolazione del ginocchio: limita la traslazione anteriore della tibia rispetto al femore ed ha un ruolo anche nella gestione della rotazione interna ed esterna del ginocchio stesso.
Solitamente, l’atleta, quando incorre in questo tipo di infortunio, non riceve un trauma diretto sull’articolazione del ginocchio ma, al contrario, il meccanismo tipico di lesione del LCA è caratterizzato da assenza di contatto con l’avversario come per esempio l’atterraggio da un salto, un cambio di direzione o nei movimenti di decelerazione. Per essere ancora più specifici, il meccanismo tipico di una lesione del LCA è quello del ginocchio in valgo associata a rotazione interna della tibia rispetto al femore, come nell’immagine sottostante per intenderci.
Negli ultimi anni si è potuto notare un aumento dell’incidenza di questo tipo di infortunio, probabilmente questo è legato sia al modo di giocare in sé (giocatori sempre più performanti, veloci ed esplosivi rispetto a diversi anni fa) ma anche e soprattutto al volume di lavoro a cui gli sportivi sono sottoposti (più allenamenti, più partite, tempi di recupero inadeguati).
Statisticamente possiamo affermare che le donne sono più soggette alle lesioni del LCA da non contatto rispetto agli uomini, questo per motivi anatomici, biomeccanici e ormonali.
In generale, tra i fattori di rischio per questo tipo di lesione possiamo citare:
- Debolezza della muscolatura del core, dei muscoli abduttori di anca, dei quadricipiti e ischiocrurali;
- Modalità di atterraggio rigida;
- Stanchezza accumulata e recupero inadeguato;
- Movimenti in valgo del ginocchio (su quest’ultimo punto in realtà la letteratura scientifica, se prima lo inseriva tra i fattori di rischio, oggi è più propensa nel classificarlo come un normale movimento dell’arto inferiore nelle diverse situazioni di gioco.
- Fattori anatomici non modificabili tra cui la profondità del piatto tibiale, indice di larghezza dell’incisura intercondiloidea, l’inclinazione/pendenza del piatto tibiale.
Come comportarsi quando subiamo una distorsione e/o trauma al ginocchio?
Primo fondamentale step ovviamente è quello di recarsi in pronto soccorso, qui solitamente viene effettuata una radiografia in modo da escludere fratture e lesioni ossee di vario tipo. Solitamente quando vi è un interessamento meniscale o legamentoso il paziente riferisce, in anamnesi, di aver percepito uno “schiocco” nell’articolazione (il cosiddetto “popping sound”), parallelamente ci sarà dolore intenso, gonfiore dell’articolazione, sensazione di cedimento del ginocchio e riduzione della mobilità dell’articolazione stessa.
Il secondo step, una volta appurato che la radiografia è negativa ma comunque si sospettano lesioni meniscali o legamentose, il paziente dovrebbe essere indirizzato ad uno specialista (medico ortopedico) il quale, solitamente, effettua test come il test del cassetto, test di Lachman ed il Pivot Shift Test per testare la tenuta del LCA e, in caso di sospetto clinico, la diagnosi verrà poi confermata o smentita dalla Risonanza Magnetica che, ad oggi, rimane l’esame di riferimento per diagnosticare sia le lesioni legamentose che quelle meniscali.
Una volta che viene diagnostica con certezza la lesione del LCA, l’ortopedico e il paziente insieme valuteranno quale strada percorrere in base alle esigenze del paziente stesso.
Non temete, l’operazione non è l’unica soluzione e si può benissimo condurre una vita sana ed attiva anche con un ginocchio con un legamento lesionato.
La letteratura scientifica degli ultimi anni suddivide i pazienti con lesione al LCA in due principali categorie:
- Paziente COPER: quel paziente che non avverte instabilità articolare, che non ha episodi di cedimento del ginocchio e che quindi è in grado di ritornare alle attività sportive senza necessità di intervento chirurgico;
- Paziente NON-COPER: quel paziente che percepisce un’instabilità a livello del ginocchio, ha episodi di cedimento e che quindi non è in grado di tornare all’attività sportiva pre-infortunio.
E qui mi direte: “Ok tutto molto bello, ma come faccio a sapere se rientro in una o nell’altra categoria?” Prima di tutto, il nostro consiglio è quello di non assillarsi per cercare di farsi operare il prima possibile, ma anzi, operarsi a distanza di due o tre mesi dall’evento traumatico ci permette di: far sgonfiare l’articolazione e recuperare range di movimento e, soprattutto, iniziare, insieme ad un fisioterapista, un percorso di rinforzo muscolare pre-operatorio. In questo modo, in vista di una eventuale operazione, più muscolo abbiamo e meglio è; in secondo luogo, questo ci permette, a tempo debito, di effettuare determinati test di forza e di funzionalità del ginocchio che possono aiutare sia il clinico sia ovviamente il paziente stesso a capire se è un COPER oppure un NON-COPER e quindi se operarsi o meno. Questa scelta, a nostro avviso, dovrebbe basarsi anche sull’età del paziente, sul tipo di attività sportiva praticata ed anche se sono presenti lesioni associate di altre strutture che rappresentano un ulteriore rischio all’integrità articolare nel medio e lungo termine.
Questo che abbiamo appena descritto è il cosiddetto “Shared decision making”, un processo dove medico e paziente (ma anche un qualsiasi professionista sanitario e relativo paziente) discutono insieme su quale sia la scelta migliore da prendere. I pazienti sono e saranno sempre parte attiva e collaborante in ogni step riabilitativo.
Vi aspettiamo per il prossimo articolo dove descriveremo le diverse tipologie di intervento per la ricostruzione del legamento crociato anteriore e tutte le tappe fondamentali della riabilitazione.