INCONTINENZA URINARIA
Cos’è l’incontinenza urinaria?
In quest’articolo ci occuperemo della forma più comune di incontinenza urinaria, cioè quella da sforzo definita come la perdita involontaria di urina a seguito di un aumento della pressione intraddominale (tosse, starnuto, sollevamento di un peso..).
E’ una condizione molto frequente in seguito a eventi come il parto e la menopausa ma anche in donne giovani che svolgono attività sportive agonistiche o che implicano un forte impegno addominale.
Nella maggior parte dei casi è legata ad una debolezza del pavimento pelvico, muscolo situato nella parte inferiore della pelvi che circonda gli sfinteri. Il suo compito principale è infatti quello di contrarsi a fronte di uno sforzo per mantenere la continenza.
Altre possibili cause sono:
-interventi chirurgici addominali
-cattiva gestione dei carichi
-obesità, inattività
-stipsi o tosse cronica
– rigidità articolari, ipercifosi toracica, lussazione del coccige
Trattamenti per l’incontinenza urinaria
Mi occupo di questa problematica da diversi anni e l’esperienza mi ha portato a dare molto rilievo all’aspetto comportamentale di quello che, oltre ad essere un problema clinico, è soprattutto un grande disagio per chi ne soffre. Il tentativo del tutto comprensibile di non volersi trovare in situazioni imbarazzanti spinge le persone a svuotare la vescica frequentemente senza sentirne lo stimolo, purtroppo questo diminuisce la sua “capacità di tenuta”, quindi potrà insorgere anche la sensazione di urgenza e per quantità sempre più ridotte di urina.
Un altro aspetto comportamentale che spesso il paziente descrive è la sensazione di dover spingere per svuotare la vescica, anche questo comportamento provoca l’effetto contrario e nel giro di poco tempo ci si dovrà recare nuovamente in bagno.
La stessa cosa vale per la defecazione, in particolar modo se la persona soffre di stipsi, spesso si sosta a lungo e si spinge troppo, tutto ciò non aiuta la funzione ed è spesso origine di emorroidi, prolassi e incontinenza.
La gestione degli sforzi è un altro aspetto fondamentale che affronto nel primo colloquio. Spesso lo sforzo viene gestito in apnea (e non in espirazione come sarebbe più corretto) e gli addominali utilizzati in prima battuta sono i retti dell’addome (la tartaruga, per intenderci) invece degli obliqui o del trasverso. Questo schema provoca un aumento importante della pressione intraddominale e una spinta stressante su visceri e dischi intervertebrali.
Il primo step, quindi, ancor prima di valutare la debolezza del pavimento pelvico, è quello di correggere i comportamenti scorretti messi in atto dalla persona che soffre da tempo di incontinenza e che contribuiscono al mantenimento del problema.
Il trattamento prevede poi la presa di coscienza da parte del paziente della contrazione del pavimento pelvico e del suo rinforzo attraverso esercizi che siano il più vicini possibile alle attività svolte dalla persona nella vita quotidiana.
In genere scelgo pochi esercizi (4/5 massimo) di respirazione e contrazione del pavimento pelvico, dapprima in posizioni facilitanti, poi aumento il carico o inserisco la contrazione nell’attività sportiva che la persona già svolge.
Questa tipo di programma trova un ottimo riscontro nelle persone perché riescono con pochi esercizi mirati ad ottenere una netta riduzione del loro problema fin dalle prime sedute.
Katia Lazzari
Fisioterapista esperta in riabilitazione del pavimento pelvico sia femminile che maschile.
Polispecialistico Paradiso
Tel. +41 76 539 49 68